domenica 1 luglio 2012

Scrivere: il mio modo di elaborare il dolore

Con il romanzo quasi completo e la raccolta di poesie da pubblicare mi rendo conto che c'è tutto.
Li dentro c'è tutta la mia vita le mie esperienze e la mia elaborazione del dolore e della gioia.
Così io affronto le emozioni. Scrivendo. 
Sono stata ferma per qualche tempo, ho avuto le mani bloccate da pensieri di cera. Non deve necessariamente piacere agli altri quello che scrivo. Scrivo per me, per restare viva, per non morire, per non sparire, per lasciare un segno ma soprattutto scrivo per capire me stessa distesa su un foglio, nero su bianco ed allora si che mi vedo. Ci sono io dentro ogni verso, c'è la mia vita.
L'ho sempre fatto, da bambina, da ragazzina, da adolescente da donna, da madre.
Adesso scrivo da madre. Da madre affermata, impaurita, grintosa, preoccupata, da una che esce da due aborti spontanei in pochi mesi ed un bambino di un anno da accudire.
Non mi fermo. Le mie mani non si bloccheranno mai più.
Devo elaborare quello che è successo, devo capire, devo guardarlo.
Devo andare avanti.
Solo e sempre avanti. 


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