Oggi voglio parlarvi della presentazione di un libro. No...questa volta non è opera mia.
Il libro "Viaggiatori polacchi in Sicilia", scritto da Anna Tylusinska-Kowalska, docente di letteratura italiana nell'Università di Varsavia, è stato presentato ieri sera al monastero dei Benedettini. Sono intervenuti il professore Antonio Di Grado, Grzegorz kaczynski e il mio prof. di letteratura italiana Andrea Manganaro.
La presentazione mi è piaciuta, anche se molto diversa da quelle che facciamo noi. Ancora però devo capire quale mi piace di più.
"Noi" siamo abituati alle note di un pianoforte, alla voce di un attore ed un'attrice che con il loro saper dire portano il pubblico "dentro" al libro, senza dover necessariamente spiegare "come è" ma solo "quello che è", senza troppe parole, solo quelle del libro stesso, che se sono messe lì un motivo deve pur esserci. Ma nello stesso tempo, ci sono troppe persone che cercano di mettersi in mostra con belle parole dimenticando la ragione primaria di una presentazione. Cioè il libro! Cosa che invece con mio stupore non ho riscontrato ieri sera.
Sono arrivata alla conclusione che: la presentazione di ieri + attori che recitano i versi del libro-gente che parla di aria fritta= idillio! Era tutto perfetto mancava solo il fine dicitore ecco.
Colui che porta chi ascolta in una dimensione quasi surreale. Ciò che poi spinge il lettore verso le parole dell'utore.
Il libro è stupendo, ho avuto occasione di leggerne qualche pagina di sfuggita e in certi passaggi mi riporta alla mente una Sicilia che conosciamo così bene quasi da non vederla più, quella della strade baso-late, delle case in pietra di Aci Trezza, quella della casa del nespolo, mia fonte di ispirazione perpetua.
Ecco, qui può essermi d'aiuto Matteo Collura ( presto scriverò anche un post di quando abbiamo presentato "Il gioco delle parti" di Collura, a Motta S. Anastasia. Bellissima esperienza e Giosuè che dal mio ventre era già presente, tra noi) il quale, così scrive sul Corriere della sera: "L' apparente disinteresse di chi vive nei pressi dei monumenti d' arte - e più si fa evidente il disinteresse più si è vicini all' oggetto che per altri è fonte di attrazione - è una sindrome ben conosciuta. Da siciliano, so lo stupore dei forestieri nel vedere i siracusani tirare dritto senza voltarsi a guardare passando davanti alla loro Cattedrale o alla Fonte Aretusa; così ad Agrigento si va dalla città al mare sottostante lungo un percorso che attraversa la Valle dei Templi senza che mai qualcuno degli agrigentini avverta la necessità di fermarsi un momento e godersi lo spettacolo.
L' abitudine porta a una forma di assuefazione che è cecità."
Con questo chiudo. Dirò qualcosa in più non appena lo avrò letto tutto.
p.s. ho fatto delle foto ma non mi piacciono molto, ne metterò solo tre ritoccate. Sapete, non è mia abitudine modificare le foto, ma sta volta andava fatto.
Quanto sono complessa!!!
«Sai tu isola bella, a le cui rive
manda Jonio i fragranti ultimi baci,
nel cui sereno mar Galatea vive
e su' monti Aci?».
G. Carducci
o isola del sole, o tu d'eroi
Sicilia antica madre».
G. Carducci
G. Carducci
«Tutto ciò che la natura ha di grande,
tutto ciò che ha di piacevole,
tutto ciò che ha di terribile,
si può paragonare all'Etna,
e l'Etna non si può paragonare a nulla».
Dominique Vivand Denon
Vedo che ti ci sei buttata proprio dentro questa esperienza.
RispondiEliminaMi fa piacere vederti sempre così impegnata!
NO! ma sei seria? Mi fai morire...ti immagino serissima come quando fai la mamma a tempo pieno, tuo figlio è fortunato
RispondiEliminaSandra, mi hanno buttato dentro qualcosa nel momento in cui sono nata, quindi non esserci dentro fino ai gomiti non ha senso ;)
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