Ho affrontato il test per l'università con un' ansia stretta allo stomaco.
Poi non ho provato più nulla, non aspetto i risultati con impazienza, non me ne frega niente.
Ho dormito tanto, ho sperato che il bambino dormisse accanto a me per tutto il tempo necessario a riprendermi.
Lo ha fatto. Non so come si è accodato al mio ritmo sballato.
Abbiamo dormito tutto il pomeriggio ieri, fino alla sera.
Poi lui ha cenato e ci siamo addormentati di nuovo, abbracciati.
Non credo di avere un po' di depressione, passo da uno stato emotivo all'altro. Non me ne frega niente se la gente se la prende per le cazzate, quando le cose che contano davvero passano in secondo piano. Non mi importa di mangiare, non ho fame. Ho sonno e voglia di sognare e poi di scrivere. Scrivere il sogno creare dal nulla, dalla mente dalla voglia che avrei e che non posso dire. Perché ormai è solo questo, il non dire. Non dire come si sta. Non dire niente. Non dire che non farebbe male se uscissi da quella porta per sempre. Non dire non dire non dire. Il non dire alla fine non fa male. Non c'è, è una cosa inesistente.
Quindi per adesso si va avanti così. Io aspetto. Aspetto sempre, finirò per decompormi aspettando.
Finché non avevo figli potevo permettermi questo stato di limbo. Adesso ( fortunatamente ) c'è il mio cucciolo e ci pensa lui a riportarmi alla realtà quando, ogni tanto, mi eclisso un po'.
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